Brentford Football Club
Anno di fondazione: 1889
Nickname: The Bees
Stadio: Griffin Park, Braemar Road, Brentford, London TW8
Capacità: 12.763
La M4 è la strada che collega il centro
(concetto alquanto arduo da definire in una città di tali dimensioni) di
Londra all’aeroporto di Heathrow e, passato questo, fino al sud del
Galles, attraversando Reading, Swindon, Bristol e altre città.
All’inizio del suo percorso (partendo da centro di Londra) la M4 taglia
in due Brentford, tranquillo quartiere all’interno del borough di
Hounslow, ovest di Londra, quasi una cittadina a se stante che
rispecchia il suo carattere placido nel Tamigi che la lambisce, e che
proprio lì riceve le acque del fiume Brent. E Brentford è anche la casa
dell’ominima squadra di calcio, la quarta del nostro viaggio nella
Londra del pallone. Se a Stamford Bridge si percepisce di essere in
centro a Londra, se a Loftus Road si inizia a sentire l’odore di
periferia, a Griffin Park (nome dello stadio del Brentford) Londra
sembra distante ore. Lo stadio lo si raggiunge facilmente in treno,
prendendo la Hounslow Loop Line da Waterloo e scendendo a Brentford: da
Boston Manor Road si risale un piccolo pezzo di Windmill Road, si prende
Clifden Road sulla destra e si arriva a Griffin Park, stadio dal
fascino old style, piccolo, immerso nella cittadina a formare un
tutt’uno con essa e capisci subito che sei sì sul loro stesso pianeta
geografico, ma in un altro pianeta calcistico. Ai quattro angoli dello
stadio quattro pub (The Griffin, The Royal Oak, Princess Royal, The New
Inn). Meraviglioso, come la pubblicità posta…sul tetto! delle tribune,
in modo che sia visibile dai passeggeri che atterrano o decollano a
Heathrow. Geniale.
Il Brentford è espressione di questa
comunità della Londra ovest al confine col Middlesex, e le sue maglie
biancorosse sono un po’ sconosciute dalle nostre parti, a meno che non
si sia appassionati di football o, come spesso accade, giocatori di
Football Manager, che in Italia ti fa conoscere il calcio estero meglio
di Sky, Mediaset Premium e Gazzetta messi insieme. Nonostante ciò,
abbiamo trovato un blog purtroppo non più aggiornato ma che ci dà speranze sul fatto che esistano tifosi dei Bees
anche dalle nostri parti. Grandi. Detto questo, torniamo al nostro
Brentford, attualmente in League 1, nessun trofeo in bacheca – ma questa
immaginiamo non sia una novità per chi ha seguito le prime tre tappe
del nostro viaggio – qualche trascorso in First Division, una media
spettatori di 6.000 west londoners che decidono di passare il
sabato a tifare la loro squadra (lo ripeteremo fino all’infinito,
preparatevi, ma il legame squadra-comunità è una delle bellezze del
calcio inglese); mentre la proposta di trasferirsi in un nuovo impianto
(Brentford Community Stadium) è al momento in sospeso causa situazione
economica generale, bene così a parer nostro perchè vedere 6.000 anime
in uno stadio da 20.000 posti darebbe un senso di vuoto non
indifferente. L’attuale manager è Uwe Rösler, un passato da attaccante
del Manchester City e sei presenze nella Germania dell’Est, che ha
guidato quest’anno le api a una buona metà classifica con ambizioni di
playoff fino alla terzultima giornata.
Griffin Park. Notare la pubblicità sul tetto, pensata per i passeggeri degli aerei diretti a Heathrow
Avere vicino il Tamigi immaginiamo fosse
una comodità non da poco per il Brentford Rowing club, se non la ragione
stessa dell’esistenza del circolo di canottaggio, a cui rimaneva però
da risolvere un problema, ovvero il mantenersi in forma nei mesi
invernali quando era sconsigliato approcciarsi alle acque del fiume. Ai
soci venne l’idea di affidarsi all’ormai diffuso football per risolvere
la questione, e nel 1889 diedero vita al Brentford Football Club. Come
riporta il Thames Valley Times del 9 Ottobre 1889 “…At the usual
monthly meeting of the Brentford Rowing Club held last Monday, the
question of starting a Brentford Football Club was discussed as an
alternative sport for members to play during the winter months. It was
resolved that a meeting be held at the Oxford and Cambridge Hotel at Kew
Bridge tomorrow evening to set the ball rolling at which all gentlemen
interested in football are invited to attend“. Evidentemente i gentlemen
decisero che sì, il Brentford Football Club era una buona idea e la
squadra venne fondata. Sempre il Thames Valley ci dice che “The
colours to be adopted were then discussed and it was decided that these
should be salmon, claret and light blue, the same as the Rowing Club“. Non esattamente una maglia destinata a entrare nella storia, fortuna che nel corso degli anni cambierà.
La prima divisa del Brentford (historical football kits)
La prima partita venne disputata il 23
Novembre successivo, con indosso questa….particolare maglia (che verrà
indossata fino al 1897) in un campo vicino all’attuale Griffin Park (ci
affidiamo al sito ufficiale del Brentford, mentre altre versioni non
verificabili le lasciamo da parte); si trasferirono poi una stagione a
Shooters Field, in Windmill Road, e in seguito a Cross Roads, South
Ealing, dove secondo la leggenda nacque il nickname Bees. Tale
leggenda vuole che un certo J.H. Gittens, che giocò anche una partita
con il club, convinse un compagna del Borough Road College ad andare con
lui a vedere la partita; siccome il grido di battaglia del Borough Road
era “buck up b’s!” i due lo usarono anche nell’occasione, solo che gli
altri spettatori e la stampa che riportò la vicenda comprese “buck up
BEES”. Nacquero così the Bees, le api che ora campeggiano anche
nello stemma ufficiale della squadra. In quegli anni il Brentford
iniziò a giocare in Southern League (1888/1889, la prima stagione nella
lega), e fu costretto in qualche modo a passare allo status
professionista nel 1890 quando venne multato di 10 sterline per shamateurism, ovvero in sostanza l’accusa era quella di agire da club professionista nonostante mantenesse lo status amatoriale.
La data più importante dei primi anni di
vita del Brentford è il 1904: in quella data infatti ci fu il definitivo
trasloco in un nuovo campo da gioco, Griffin Park, che diventerà la sua
casa. Sul campo, si continuò a giocare in First Division della Southern
League fino al 1912, quando arrivò la retrocessione in Second Division.
Poi la guerra, la prima, che come in tutto il panorama calcistico
europeo interruppe lo svolgimento regolare dei campionati. Il dopoguerra
vide l’unione tra Football League e Southern League (1920), con il
Brentford selezionato per giocare nella nuova Third Division South. Dopo
una retrocessione e successivo ripescaggio, il 1926 segnò una nuova
data fondamentale per la storia del club: venne nominato manager Harry
Curtis, ex allenatore del Gillingham con la cui dirigenza litigò a causa
di un mancato aumento di stipendio. Rimarrà in sella fino al 1949, nel
mezzo il periodo più vincente della storia del club. Impiegò sei anni
per ottenere la promozione, ma non si fermò più. La promozione arrivò
effettivamente al termine della stagione 1932/1933, ma due anni dopo si
festeggiava un’altra promozione, ben più importante, dalla Second
Division alla First. Era il 1934/35. La stagione successiva, la prima in
First Division, fu ancora un successo; le api dell’ovest londinese si
presero così poco sul serio che a fine campionato finirono quinti, un
punto davanti al grande Arsenal, prima squadra di Londra.
Inimmaginabile. Non c’erano più dubbi: il Brentford era una delle
migliori squadre inglesi degli anni ’30.
Proprio il match con l’Arsenal (un
Arsenal plasmato dal leggendario Herbert Chapman, morto l’anno
precedente) suscitò un grande fermento in quel di Brentford: si andava
infatti a sfidare una superpotenza del calcio inglese, quando fino a
pochi anni prima si calcavano campi certamente più marginali. Giorni
prima si diffuse la notizia che il club si aspettava di ricevere 40.000
tifosi, tant’è che, forse proprio per la preoccupazione di folle
oceaniche, alcuni rimasero a casa e se ne presentarono 30.000, comunque
tantissimi. All’intervallo la squadra di casa era avanti 2-0, e nemmeno
il goal dell’Arsenal nel secondo tempo riuscì a rovinare la festa per
quel inaspettato e clamoroso successo. Nel 1938 il Brentford stabilì
anche il record di avanzamento nella FA Cup, perdendo ai quarti di
finale contro il Preston North End (che si aggiudicherà il trofeo). Il
ciclo del Brentford -stabile in First Division – venne interrotto dal
nuovo scoppio di una guerra mondiale, durante la quale la squadra si
aggiudicò comunque una London War Cup nel 1942 contro il Portsmouth, a
Wembley davanti a 71.000 spettatori. Fu l’ultimo sussulto importante per
il Brentford.
Il ritorno alla normalità nel dopoguerra
coincise con la fine del momento magico per i Bees, salvo un ultimissimo
sussulto, nel 1949, con un altro quarto di finale, contro il Leicester
City, che registrò il numero maggiore di spettatori della storia del
club, oltre 38.000. Ma la squadra in quel momento stava già
sprofondando. La retrocessione in Second Division arrivò infatti al
termine della stagione 1947; ma non fu tutto, perchè arrivò anche la
retrocessione in Third Division e, inaspettata, quella in Fourth
Division (1962/63), da cui però si risollevò immediatamente vincendo il
campionato. Nel mentre uno spettro ben maggiore aleggiava intorno al
Brentford: quello della crisi economica. Si arrivò addirittura ad
ipotizzare, a metà anni ’60, l’acquisto della squadra da parte il Queens
Park Rangers (ci scusiamo se non abbiamo citato l’episodio nel viaggio a
Loftus Road di due settimane fa). Quando ormai sembrava in dirittura
d’arrivo la cessione del club al QPR, tra le proteste dei tifosi bees,
alcuni membri della dirigenza presero posizione e si opposero alla
trattativa: E.J. Radley-Smith, F.A. Davis e E.M. Rogers i loro nomi, a
cui si aggiunsero in modo provvidenziale due uomini d’affari, R.J.R.
Blindell e L.F. Davey. Blindell stesso venne nominato presidente della
squadra dalla nuova dirigenza e, nonostante la morte nel 1969, è
ricordato ancora oggi dai tifosi come “the man who saved Brentford“, un uomo che imprestò al club 104.000 sterline (di allora) a tasso zero, in nome della economy with efficiency di cui si faceva fautore.
Sul campo continuava lo sali-scendi tra
Third e Fourth Division, il tutto in una situazione sempre precaria per
le finanze del club tanto che la squadra che ottenne la promozione in
terza serie nel 1971/72 aveva solo 14 giocatori, con immaginiamo
notevoli scongiuri da parte del manager Frank Blunstone affinchè
restassero tutti sani. Il periodo di stagnazione nelle serie minori
proseguì e prosegue, purtroppo, tutt’ora. Qualche momento di gloria
però, nel mezzo, c’è stato. Nel 1985 il Brentford arrivò alla finale di
Football League Trophy (che allora si chiamava Freight Rover, ma vabbè,
ci siamo capiti), a Wembley, ma perse 3-1 contro il Wigan; nel 1988/89,
sotto la guida di Steve Perryman (nelle vesti di player-manager) il cui
nome immaginiamo tornerà nel capitolo dedicato al Tottenham, furono di
nuovo quarti di finale di FA Cup; infine, nel 1992, il ritorno in First
Division, che nel frattempo con la neonata Premier League era diventanta
la seconda serie del calcio inglese. Poi? Poco; il Brentford negli anni
recenti ha continuato a fare la spola tra terzo e quarto livello del
calcio inglese, e le due apparizioni a Wembley nelle finali di Football
League Trophy (2001 e 2011) sono entrambe state perdenti per il club
dell’ovest londinese.
Chiudiamo con un accenno alle maglie.
Come detto, le prime furono piuttosto…discutibili. Dal 1897 al 1903
venne usata una maglia a righe verticali granata-blu; si passò poi, dal
1904 al 1920, al blu e giallo, e dopo una parentesi di cinque anni in
stile Tottenham (maglia bianca-pantaloncini blu scuro) nel 1926 fecero
la loro comparsa le divise biancorosse con pantaloncini neri, utilizzate
ancora oggi (i pantaloncini nel corso degli anni sono stati anche rossi
o bianchi). Questa è, in breve, la storia del Brentford. Un piccolo
club forse. Una realtà ai più sconosciuta. Uno stadio che non richiama
grandi folle. Eppure il Brentford è bello così, lì, a rappresentare
questa gente in bilico tra la casinista Londra e il tranquillo
Middlesex, e ci piace immaginare che un anziano nonno accompagni il
nipotino alla sua prima partita, alla partita della sua squadra locale
di cui per l’occasione si è messo la sciarpa al collo, con orgoglio, e
gli racconti di quella volta in cui 11 eroi batterono il grande Arsenal e
diventarono la prima squadra di Londra. Anche questo è english
football, e se lo chiamano the beautiful game una ragione ci deve pur essere.
Records
- Vittoria più larga: 9-0 v Wrexham, Division 3, 15 Ottobre 1963
- Sconfitta più larga: 0-7 v Peterborough Utd, League Two, 24 Novembre 2007
- Maggior numero di spettatori: 38.678 v Leicester City, 26 Febbraio 1949
- Maggior numero di presenze in campionato: Ken Coote, 514
- Maggior numero di goal in campionato: Jim Towers, 153
Alcune informazioni aggiuntive:
- Il Griffin Park è l'unico stadio al mondo con 4 pab ai quattro angoli dello stadio;
- Abbiamo il secondo peggior record nel paese perdendo 7 volte su 7 ai Play Off;
- Alcuni dei giocatori più popolari negli ultimi 25-30 anni sono Andy Sinton , Terry Evans , Dean Holdsworth , Gary Blisset e Jay Tabb i quali ha continuato a giocare in Premiership , tranne Evans;
- E' punto di vista comune tra i tifosi che il peggior giocatore nella storia del club sia stato l'attaccante Murray Jones . Ci sono stati un sacco di contendenti però;
- Il disastro di Hillsborough nel 1989 dove 96 tifosi del Liverpool persero la vita non sarebbe mai successo se nel precedente turno il Brentford avesse battuto i Reds;
- L'attuale proprietario del club vive come un senzatetto senza fissa dimora, ma è il salvatore della socieà;
- Oltre all'attuale Marcello trotta un altro giocatore italiano ha vestito la casacca Bianco-Rossa: si chiama Lorenzo Pinamonte.
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